VIVERE L’ESPERIENZA DI ALLUNGAMENTO IN ASHTANGA VINYASA YOGA di Carla Ricci
La pratica
“Come una mala, una ghirlanda di Yoga, nella quale ogni vinyasa è un grano sacro da contare e sul quale focalizzarsi, e ogni asana è un fiore profumato sul filo del respiro. … Questa ghirlanda di Yoga, praticata con diligenza, adornerà di pace, benessere, fulgore e infine di conoscenza del Sé, tutto il nostro essere…”
Eddie Stern 1
L'Astanga Vinyasa Yoga è una forma tradizionale di Hatha Yoga. Sia la scelta delle le posture che la scelta del tipo di pranayama e tutti gli altri elementi di questa pratica, sono frutto dell'esperienza e dell'insegnamento di Guru Mimamsa Tirtha Vedanta Vagisha Sankhya Yoga Shikarmani Sri T. Krishnamacharya, maestro di Sri K. Pattabhi Jois.A entrambi tutti noi dobbiamo immensa gratitudine. Il corpo viene visto come il tempio dell’esperienza Yoga, come il mezzo che ci serve a vivere il cammino spirituale e come tale abbiamo il compito di mantenerlo in buona salute.
“... Quando il corpo, gli organi sensoriali e la mente si rinforzano, si è sani e virtuosi, si vive a lungo e in modo intelligente e si può ottenere la liberazione eterna...”
Sri. K. Pattabhi Jois 1
Ciò che caratterizza questo tipo di Yoga è il calore che si crea nel corpo, mantenendosi durante tutta la pratica, attraverso il sistema del vinyasa, che significa conteggio dei respiri uniti ai movimenti. Questo calore purifica i muscoli e gli organi interni eliminando le tossine tramite il sudore e liberando ormoni e sali minerali benefici al nostro corpo. Calore e movimento stimolano anche la circolazione e quindi il nutrimento di tutte le cellule.“Vina vinyasa yogena asanadin na karayet” (O Yogi non fare l’asana senza vinyasa).
Vamana Rishi 1
Il respiro (rechaka e puraka in ujjayi pranayama) è il cuore di questa pratica e collega un’asana all’altra in ordine preciso, ma altrettanto importanti sono dhyana (meditazione) , la cui esperienza è legata fortemente al drishti (sguardo o punto dove dirigere lo sguardo) e ai bandha (chiusura, contrazione e blocco dei muscoli).
Ci sono sequenze fisse di posizioni che l’insegnante, nel rispetto della tradizione, non varia.
La prima sequenza (Yoga chikitsa) è considerata disintossicante e terapeutica per tutti gli organi interni e importante per l’allineamento del corpo; la seconda (nadi sodhana) è rivolta a fortificare e purificare il sistema nervoso e le nadi (i “piccoli fiumi” di energia sottile che percorrono il nostro corpo) . Grazie alle sequenze seguenti (stira bhagah samapta) potremo associare la forza e la grazia nella pratica, richiedendo il più alto grado di flessibilità e di umiltà.
Potremo quindi vivere appieno e senza impedimenti l’esperienza degli otto (ashtu) rami (anga) dello Yoga secondo gli Yoga Sutra di Patanjali a cui è dedicato anche il mantra cantato prima della pratica.
Sono i rami che appartengono all’albero dello Yoga (Yama, Niyama,Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dhyana e Samadhi), ognuno dei quali produce un frutto di diverso sapore.
“Il massimo ideale dello Yoga è quello di compiere le azioni senza desiderio di una ricompensa personale, ma di offrire piuttosto i frutti a Dio. Compiere le azioni con la mente rivolta al loro risultato espande l’ego e ci tiene legati all’idea di un io e di un mio, mentre l’offrirne i risultati a Dio, ci porta ad abbandonarci al volere divino e a liberarci dall’idea di un Sé separato da noi stessi.”
Sri K. Pattabhi Jois 1
Si rimane fermi in ogni postura dai cinque ai dieci respiri.Al termine di tutto ci si abbandona in Savasana (la posizione del cadavere) per permettere agli organi di riposizionarsi dopo le notevoli sollecitazioni della pratica, ma soprattutto per osservarne gli effetti con sincerità ed attenzione.
Con il mantra che si recita al termine della pratica, la pratica stessa viene offerta a Dio affinché nel mondo ci sia prosperità, giustizia, felicità ed erudizione, ma soprattutto pace.
Vivere la pratica di Ashtanga Vinyasa Yoga significa vivere, come in una danza, l’intima connessione tra il suono del respiro e il movimento del corpo. In una specie di alchimia tra sudore, movimento e respiro, si apre uno spiraglio di luce dove la mente “tace parlando” e la coscienza comincia ad ascoltare.