L’Ashtanga Vinyasa Yoga

Allungare lo sguardo per espandere la coscienza


Ancora un grande aiuto ci viene offerto dal dristi.

Dristi significa rivolgere lo sguardo verso un punto esterno, focalizzando la vista su di esso. Tutta la pratica, dall’ inizio alla fine, è costituita da posture Yoga. Sono un’insieme di asana anche i movimenti che legano una posizione all’altra. Durante tutto il tempo di esecuzione, il praticante esperto non lascerà mai il dristi soprattutto durante le asana, quando il corpo si ferma e la mente spesso comincia a creare ricordi, pensieri per il futuro, emozioni…che tentano di distrarci dal vivere appieno il momento presente.

In Ashtanga Vinyasa Yoga i dristi sono nove : Nava (nove) Dristi (sguardo).
Abbiamo: 1 - NASAGRAI la punta del naso ( il centro di ida e pingala nadi. Molto usato) 2 - BROOMADHYA chakra Ajna ( il terzo occhio) 3 - NABI CHAKRA ombelico (come in Adho Mukha Svanasana) 4 - HASTAGRAI mano (come in Trikonasana) 5 - PADHAYORAGRAI alluce (come in Paschimattanasana) 6 e 7 - PARSVA DRISTI lateralmente destra o sinistra (come in Ardha Matsyendrasana) 8 - ANGUSTA MA DYAI pollice (come partendo nel Suryanamaskara) 9 - URDHVA DRISTI O ANTARA DRISTI su al cielo (come in Utkatasana)
Concentrare l’attenzione su questi punti diventa un pretesto per lo sguardo che non si “perde” nel guardare ciò che c’è intorno.

La sensazione nel praticare il dristi è veramente particolare: si comincia a percepire all’inizio la distanza tra lo sguardo e il punto da guardare che diventa l’oggetto da guardare. Come se lo sguardo viaggiasse su un binario a linea retta, si diventa consapevoli della distanza, del tentativo di estensione che lo sguardo compie per sentire il punto vicino a noi o forse ancor meglio, dentro di noi.

Con l’esperienza si comincia a familiarizzare con il dristi, diciamo che lo sguardo viene “addomesticato a guardare senza guardare”. La parola dristi assume così il suo reale significato di visione interiore, conoscenza e consapevolezza.

Si attiva un altro tipo di sguardo allungato ed esteso verso l’interno dove la concentrazione (Dharana) sull’attimo presente comincia a diventare una possibilità di meditazione (Dhyana) e di contemplazione (Samadhi).

La pratica si impregna allora del “mistero” del rito.

Ogni asana diventa speciale in quell’attimo speciale, arricchita dalla consapevolezza che in quel preciso istante contiene una piccola parte di tutte le asana che abbiamo praticato nei giorni passati (magari nelle vite passate) e una piccola parte di quelle che praticheremo nei giorni futuri. Ma se guardiamo ancora meglio, in profondità, scopriremo come ogni asana contiene anche un’infinitesima parte delle asana di tutti coloro che praticano Yoga, che lo hanno praticato e che lo praticheranno (in tutte le diverse forme e scuole diverse).

Dal nostro cuore non può che scaturire un’infinita gratitudine e un’immensa gioia.

Yoga è l’arte del rinnovamento di ogni attimo

Yoga è l’arte dell’onestà e dell’umiltà

Yoga è l’arte della capacità di stupirsi e dell’apprezzare il processo della vita così com’è.

Solo in questo modo possiamo lasciar libera la realtà dai nostri pregiudizi e dalle nostre costrizioni, liberi di poterci abbandonare...

Il mistero è l’essenza del tutto che diventa sacro.

Richard Freeman 2